Secondo un recente studio esiste un segno ben preciso, cui nessuno attribuisce la giusta importanza, che può indicare un rischio molto elevato di morte prematura.
Gli scienziati hanno condotto le loro ricerche su 1300 volontari che sono stati presi in esame per dieci anni.
Fin da piccoli ci hanno insegnato, quando ci presentiamo a qualcuno, a stringere la mano in modo vigoroso e deciso. Secondo lo standard comune questo infatti ci permette di dimostrare, fin dal primo contatto, l’immagine che diamo di noi stessi, dando una impressione di sicurezza e di possedere un carattere forte. Ma se fino ad ora questa è stata solamente una convenzione sociale, oggi possiamo dire che potrebbe diventare indice di un qualcosa di molto più importante. Secondo uno studio condotto dagli scienziati dell’Università del Michigan, infatti, la stretta di mano, da semplice forma di saluto e presentazione, potrebbe tramutarsi in una sorta di nuovo strumento diagnostico.
Gli esiti della ricerca, pubblicati sulla rivista accademica Journal of Cachexia, Sarcopenia and Muscle, dimostrerebbero che le persone di una certa età che stringono la mano in modo debole e poco energico corrono un rischio più elevato di morte prematura.
Le indicazioni dei ricercatori: la stretta di mano come indice dello stato di salute
La ricerca degli scienziati americani è stata guidata dal Dottor Mark D. Peterson, professore associato presso il Centro sulla demografia dell’invecchiamento dell’Università del Michigan. Il suo team ha preso in esame 1300 pazienti, uomini e donne intorno ai 70 anni, sottoponendoli ad appositi screening per dieci anni. In particolare i partecipanti hanno utilizzato uno strumento di presa per valutare la capacità di stretta delle mani e misurarne la forza attraverso un dinamometro. Contestualmente i medici hanno analizzato campioni di sangue per raccogliere informazioni sulla metilazione del DNA, un processo di mutazione che può incidere sul modo di agire delle molecole all’interno del nostro corpo.
Lo studio ha rivelato che le persone di una certa età nelle quali si riscontra una forza ridotta nelle mani hanno mostrato di possedere un DNA più vecchio. Gli autori hanno sottolineato che ricerche condotte in passato avevano già “evidenziato come la stretta di mano e le abilità di presa possano essere considerate un fattore di rischio per gli esiti legati all’invecchiamento, ma la vera natura tra i due elementi finora non era chiaro”. Uno studio della McMaster University e dell’Hamilton Health Sciences in Canada aveva ad esempio osservato che ad ogni perdita di cinque chili di forza della presa della mano, corrispondeva un rischio di morte prematura più alto del 17%.
Secondo gli scienziati quindi esisterebbe una stretta connessione tra la forza nella stretta della mano e l’età biologica delle persone. Tuttavia non sono ancora chiare le motivazioni di tale correlazione pertanto saranno necessari, come sottolineato dal Dottor Peterson, ulteriori “approfondimenti per comprendere l’associazione tra la forza di presa, le malattie croniche, la disabilità e la mortalità precoce”.