A chi non è mai capitato di vivere una situazione del tutto nuova e avere la sensazione di averla già vissuta in precedenza? C’è una spiegazione scientifica.
Era il 1999 quando usciva Matrix, uno dei film culto della fine dello scorso secolo. Film estremamente proiettato nel futuro, provava a dare a modo suo una spiegazione del fenomeno al contempo affascinante e inquietante dei déjà vu.
“Un déjà vu è un’imperfezione di Matrix, capita quando cambiano qualcosa”: era così che Trinity spiegava a Neo il déjà vu legato ad un gatto nero passatogli due volte dinnanzi.
Sapete che gli autori del film, i fratelli Wachowski (oggi sorelle Wachowski), non sono andati così lontano nella spiegazione?
Passiamo dalla fantascienza alla scienza e vediamo le spiegazioni che danno gli scienziati a questo fenomeno: il déjà vu.
Secondo Akira Robert O’Connor, psicologo cognitivista dell’Università di St. Andrews in Scozia che ha studiato il funzionamento del déjà vu, questa sensazione di “già visto” può sorgere quando alcune parti del cervello si attivano in modo inappropriato.
In particolare, questa sensazione si verificherebbe quando il lobo temporale mediale (che si trova dietro la tempia e che si occupa del recupero dei ricordi) si attiva scatenando la sensazione di un falso ricordo, con lo stesso cervello che dà la consapevolezza che quel ricordo è in qualche misura “fake”.
Come spiegato dal succitato O’Connor: “Si ha questa sensazione: ‘Eh, strano, tutte queste esperienze che sto vivendo non corrispondono’. È in quella fase che ci si rende conto di aver commesso un errore ed è per questo che si ha la sensazione di qualcosa di sbagliato, anche se in realtà probabilmente si tratta dell’evitamento di un errore”.
Nelle persone affette da demenza, non ci sarebbe il riconoscimento di questo errore ed è la ragione per cui molte persone che ne soffrono sono convinte di aver già fatto / visto qualcosa pur non avendola fatta / vista: è come vivessero in un déjà vu costante.
Come già accennato déjà vu in francese significa “già visto“. La nascita del termine viene attribuita al filosofo francese Émile Boirac che – in una lettera del 1876 all’editore della “Revue Philosophique de la France et de l’Étranger” – ipotizzava che ricordi, percezioni, sensazioni dimenticati da tempo scatenassero questa sensazione.
Ed in effetti studi seguenti – condotti dalla Colorado State University nel tentativo di innescare il fenomeno artificialmente – hanno confermato che scene simili potevano scatenare con più facilità un déjà vu.
Ma a differenza di un diamante, i déjà vu non sono per sempre: la psicologa congitiva autrice dela ricerca dell’Università del Colorado sottolinea come i giovani sperimentano più déjà vu degli anziani perché i loro cervelli sono un po’ più eccitabili, più inclini ad accendersi rapidamente.
Per questo, se non provate un déjà vu da tempo, non dovete preoccuparvi: è solo il tempo che sta facendo il suo corso.
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