Anche le pennellate devono essere in alta definizione, ormai la digitalizzazione ci ha reso degli intenditori delle immagini.
Sta prendendo forma ormai da qualche anno un nuovo modo di fruire delle opere d’arte. Si chiamano “esposizioni immersive”, sono in voga dal 2017 e sembra che abbiano reinventato la relazione del pubblico con le arti plastiche.
Chi usufruisce dell’opera se ne sente infatti partecipe e non un mero osservatore. Un’esperienza sensoriale, multidimensionale e interattiva, in parte un’esperienza più vicina ad un videogioco che a una mostra artistica.
In pratica con questa nuova modalità di fruizione dell’arte le opere di Monet, Van Gogh, Frida Kahlo, Picasso e Klimt si contemplano a 360 gradi.
La popolarità delle esposizioni immersive é cresciuta nelle grandi città europee, a Parigi nel 2018 è stato inaugurato l’Atelier des Lumiers, il primo centro di arte integralmente digitale in Francia. In nove mesi ci sono stati all’incirca 1,3 milioni di visitatori.
In Spagna invece la proposta che ha avuto più successo é stata quella di Klimt, con più di 400.000 vendite presso la prima tappa a Barcellona nel 2021. Più di mille metri quadrati di schermo, occhiali per la realtà virtuale, spazi espositivi e altri strumenti interattivi.
Ad oggi già si potrebbe definire uno dei principali divertimenti per famiglie. Presso il Palazzo Reale di Madrid, la mostra su Sorolla “a traves de la luz”(attraverso la luce), ha venduto più di 50mila entrate e i maggiori fruitori risultano gli over 55.
Anche in Italia sono state allestite diverse mostre multimediali negli anni scorsi e c’é un programma estremamente ricco per il 2023, che prevede videomapping e realtà virtuale. Le principali città coinvolte saranno Trieste, dove ci sarà la Geronimo Stilton Experience prevista per luglio, Milano dedicata a Monet, Venezia per ripercorrere la vita di Tutankhamon, Gorizia con Klimt.
Ma che fine faranno i musei?
Gli esperti dibattono chiedendosi se questa forma di fruizione dell’arte rappresenta un incentivo per continuare a visitare le mostre convenzionali o se le sostituiranno facendo decrescere le visite ai musei.
Pau Alesina, professore della facoltà di Arti e Discipline Umanistiche presso l’Università Oberta della Catalogna, pensa che se da un lato queste forme di sperimentazione potrebbero portare a una banalizzazione del contenuto, dall’altro le due forme di fruizione potrebbero restare perfettamente compatibili e non é necessario criminalizzarne nessuna.
Secondo Carmen Ballesta – fondatrice di Oblium Art, la prima piattaforma spagnola di arte digitale potrebbero costituire in realtà una forma di promozione indiretta dell’arte, un’alternativa di consumo facile con un approccio intergenerazionale.
La tendenza é poi riconosciuta e apprezzata da moltissimi artisti che stanno esponendo le loro opere direttamente sui supporti mediatici.