Sono ormai migliaia i casi di truffa ai danni di correntisti di Poste Italiane che sono stati segnalati alla Polizia Postale: come possiamo proteggerci?
Spesso si ritiene che i truffatori che operano ogni giorno ai danni di ignari cittadini italiani siano dotati di potenti sistemi e segreti informatici. Nella maggior parte dei casi non è così: le tattiche utilizzate per svuotare il conto bancario o postale delle persone sono davvero semplicissime e, nella maggior parte dei casi, fanno leva sulla loro ingenuità.
Il caso di Margherita, 27 anni, è un caso assolutamente emblematico. La giovane è correntista di un Conto Banco Poste sul quale erano depositati ben 13.500 Euro. Non si trattava di una somma irrisoria: molto probabilmente erano i risparmi accumulati dopo un lungo periodo di lavoro oppure un’eredità familiare.
Un giorno Margherita ha ricevuto un messaggio da Poste Italiane, o meglio da quello che sembrava un account ufficiale di Poste dal quale venivano inviati sms ai possessori di conto corrente. L’sms in questione conteneva un link sul quale, imprudentemente, Margherita ha cliccato.
Pochissimo tempo dopo il click Margherita ha ricevuto una telefonata alla quale ha risposto. Un uomo che si è presentato come un funzionario di Poste l’ha tenuta al telefono per oltre un’ora, come ha testimoniato suo padre Stefano.
“L’hanno ipnotizzata”
Durante la telefonata il truffatore ha chiesto a Margherita di spostare l’intero contenuto del suo conto su un altro IBAN, quindi in pratica di fare un versamento su un altro conto corrente.
Naturalmente Margherita ha opposto una certa resistenza, convinta inizialmente che ci fosse qualcosa di strano in questa richiesta. Come suo padre ha raccontato, però, la ragazza è stata trattenuta al telefono e, attraverso una lunga insistenza, è stata convinta della buona fede dell’operatore e quindi ad effettuare l’operazione bancaria.
Ne deriva che l’intera operazione può essere definita un raggiro ma non certo un furto. La titolare del conto, infatti, è stata convinta a fare di sua volontà un’operazione assolutamente legale dal suo conto corrente, cioè un versamento. Il suo conto non è stato “bucato” o “violato” e “svuotato” attraverso complessi sistemi di hacking.
La famiglia di Margherita ha comunque deciso di fare cause a Poste che non è stata in grado di proteggere i dati personali dei suoi correntisti. Secondo la teoria dell’accusa, infatti, i truffatori hanno “bucato” non il conto di Margherita ma il database in cui Poste racchiude tutti i dati personali dei suoi correntisti, tra cui il numero di telefono.
Cosa fare per proteggersi da questo tipo di truffa? Tenere sempre presente che Poste non chiede mai ai propri correntisti di fornire i loro dati d’accesso né di eseguire operazioni dal proprio conto a un altro conto attraverso messaggi o telefonate.