I progressi della medicina sono diventati sempre più rapidi negli ultimi anni. Addirittura c’è chi pensa che l’immortalità sia a portata di mano.
Dalla pietra filosofale alla fonte della giovinezza sono tante le leggende che ruotano intorno al concetto di immortalità. Sono stati scritti romanzi e girati film sul sogno dell’umanità di poter vivere in eterno, e c’è già chi pensa che ormai manchi poco al traguardo. Si tratta dell’informatico Ray Kurzweil che si è guadagnato una certa fama come moderno Nostradamus. Nel 1990 aveva infatti elaborato 147 supposizioni sui traguardi scientifici. Di queste 115 si sono rivelate esatte e diverse altre molto vicine a quanto si è verificato.
Viene quindi da chiedersi se anche in questo caso ci abbia visto giusto e davvero siamo prossimi a questo traguardo. Kurzweil prevede che già entro pochi anni la tecnologia potrebbe riuscire a prevenire l’invecchiamento dei corpi umani. Il 2030 sembra già così vicino che questa affermazione è considerata azzardata ma l’informatico ha già anche un’idea di come ciò sarebbe possibile.
Parla infatti di speciali nanobot da impiantare nell’organismo per riparare i danni ai tessuti e agli organi migliorando così l’aspettative di vita. Per allora inoltre Kurzweil prevede che la medicina avrà scoperto nuove cure per malattie ad oggi ancora incurabili come alcune tipologie di tumori.
Per oltrepassare i limiti biologici ormai è questione di poco
Alla base di questa visione per l’informatico c’è il progresso dell’intelligenza artificiale che di recente continua a progredire a ritmo impressionante. Il successo di ChatGPT non è che l’inizio per Kurzweil che già pensa che per il 2029 le AI riescano a superare il test di Turing.
Si tratta della prova per stabilire se una macchina abbia un pensiero proprio messo a punto per la prima volta nel 1950 dal famoso matematico. Da allora diversi scienziati vi hanno apportato modifiche ma l’idea di base rimane la stessa. Il test sarà superato quando una macchina saprà dimostrare un comportamento casuale.
A livello tecnologico Kurzweil pensa che i nanobot nominati prima potrebbero offrire anche una strada alternativa per l’immortalità. In sintesi salvando la coscienza come un qualsiasi backup, collegando il cervello delle persone a un cloud online. Non si diventerebbe eterni a livello fisico ma come intelligenze virtuali a propria volta. Un’immagine che sembra estrapolata da “Ready Player One” e che tuttavia questo scienziato ritiene possibile in breve tempo, non più tardi del 2045.