La sindrome del tunnel carpale è un disturbo che infiamma la zona vicina al polso. Non tutti sanno però che è riconosciuto come malattia professionale
Uno dei disturbi più diffusi tra chi compie lavori manuali o che usa per lunghi periodi il PC, è la sindrome del tunnel carpale. Tra il polso e la mano si trova infatti una zona di passaggio per il nervo mediano e i tendini, che per una postura scorretta o un sovraffaticamento può infiammarsi. La mano sembra intorpidita, si sente formicolare il dorso e si fa fatica ad afferrare gli oggetti perché le dita non si serrano bene durante la presa.
Se si inizia a soffrirne a causa della propria professione, per fortuna c’è un modo per avere un indennizzo da parte. Occorre prima comprovare però la correlazione fra le mansioni che si svolgono e la comparsa del disturbo, compito che spetta alla Commissione Medica dell’INAIL. Non basta perciò la diagnosi di sindrome del tunnel carpale ma serve sostenere anche questo accertamento. Perché l’esito sia positivo, l’attività lavorativa che potrebbe aver provocato l’infiammazione deve risultare continuativa e non occasionale, dunque svolta ogni giorno.
Se riconosciuta come malattia professionale, questa sindrome rientra nella categoria delle menomazioni con invalidità permanente. Trattando precocemente il disturbo al tunnel carpale con la terapia manuale e farmaci antiinfiammatori, in genere, si può contenere il problema. Ci sono però casi in cui serve ricorrere alla chirurgia se in sei mesi non si riscontrano miglioramenti.
Il punteggio di invalidità legato al tunnel carpale
La definizione esatta di questo disturbo data dall’INAIL è quella di sindrome canalicolare con compromissione delle funzioni dell’arto. Il punteggio assegnato può arrivare al massimo a sette e può variare nel caso in cui la sindrome si presenti su entrambi i polsi e risulti quindi bilaterale. L’indennizzo però non si riconosce se la percentuale di invalidità è pari o inferiore al 6% quindi chi presenta un’infiammazione lieve potrebbe vederselo negare.
Se invece il punteggio è fra 6 e 15 allora l’INAIL può concedere l’indennizzo per danno biologico riconosciuto, con l’erogazione di una tantum calcolata in base all’età del lavoratore. Fino al 2019 veniva fatta un’ulteriore distinzione in base al sesso, ma ora non esiste più e c’è un’unica tabella per il calcolo divisa in classi di età. L’indennizzo è più alto per i lavoratori più giovani, in particolare quello maggiore è rivolto ai giovani di età inferiore o pari a 20 anni.