Quando un bambino fa molti sonnellini, sicuramente i genitori si godono di un po’ di tranquillità. Questa abitudine, però, può essere dannosa
I genitori di bambini sotto ai tre anni, impazziscono ogni volta che devono farli addormentare la sera, pregando che si stanchino presto. Al contrario, però, ci sono mamme e papà invidiate da amici e parenti perché il loro bambino dorme molto e senza fatica. Per quanto possa essere comodo per il genitore gestire un bimbo sonnolento, c’è da preoccuparsi, oltre un certo limite, per le ripercussioni che potrebbe avere sul suo sviluppo.
Se si nota una sonnolenza frequente, è il caso di muoversi per step. Ci sono dei test pediatrici che possono identificare la condizione di ipersonnia infantile, disturbo diffuso nell’1% della popolazione. Per riconoscerla, importante è controllare il tempo che impiega il bimbo a cadere nella fase del sonno profondo. Di norma, servirebbero due ore ma in presenza di questa condizione si riducono a non più di dieci minuti. In tutto, ogni giorno un bimbo sotto i tre anni non dovrebbe superare le 14-15 ore di sonno per riposarsi a dovere.
Il sonno, come è noto, è il meccanismo che fa riposare il cervello, ma i piccoli lo stanno ancora sviluppando insieme anche alle loro capacità cognitive. Secondo uno studio pubblicato di recente, dormire molto è una necessità dei bambini con un cervello ancora immaturo, che ha bisogno di tempo per elaborare le informazioni.
I sonnellini frequenti sono associati a un vocabolario più scarso
La ricerca è stata condotta durante il lockdown per il Covid-19, quando per i bambini tenuti a casa dall’asilo e dalla scuola materna il momento del riposino non era più gestito dalle maestre. Così, è stato più facile stimare il bisogno reale di riposo dei piccoli coinvolti nello studio, tutti di età compresa fra gli otto mesi e i tre anni. Per testare la abilità cognitive dei bambini, ci si è basati sulla loro proprietà di linguaggio e sulla loro capacità di apprendimento.
Nei casi in cui i bambini durante la giornata facevano spesso dei riposini di breve durata conoscevano in media meno vocaboli degli altri e facevano fatica a memorizzare parole nuove. Lo stesso valeva per le loro funzioni esecutive, ossia la capacità di gestirsi e di svolgere compiti semplici. Con l’età, la correlazione fra i sonnellini frequenti e un linguaggio povero tende ad accentuarsi, il che rende chiaro come questa condizione non sia da sottovalutare.