Nei negozi di abbigliamento si mette in atto una sorta di “inganno” ai danni dei clienti: ecco come evitare di caderne vittima.
Lo scopo per cui esiste una normativa estremamente dettagliata in merito ai dati che è necessario riportare sulle etichette dei prodotti è la tutela assoluta dei consumatori.
Solo guardando l’etichetta, infatti, è possibile capire se ciò che stiamo acquistando corrisponde alla descrizione che ci viene fornita dal negoziante oppure dai cartelli pubblicitari.
Naturalmente la pubblicità è l’anima del commercio e trovare la chiave giusta per aumentare le vendite è lo scopo di qualsiasi commerciante. I consumatori però faranno bene a prestare attenzione ai dati, in maniera da non acquistare prodotti scadenti.
L’inganno del “misto cachemire” nei negozi di abbigliamento
Il cachemire è un tipo di lana estremamente ricercata per la sua morbidezza e per le sue qualità isolanti. Dal momento che viene prodotta principalmente in Asia e che si tratta di un prodotto pregiato, ha un costo molto elevato.
Proprio in virtù del costo della materia prima molto raramente si utilizza la lana di cachemire da sola. Nella maggior parte dei casi, infatti, la lana cachemire viene mescolata ad altri filati in maniera da abbattere i costi di produzione e – quindi – anche quelli alla vendita.
Il problema sta nel fatto che spesso i capi presentati come “misto cachemire” presentano al loro interno percentuali molto variabili di questa materia prima.
Naturalmente la percentuale dei vari filati con cui il prodotto è stato realizzato dev’essere accuratamente riportata sull’etichetta e ci permette di evitare le truffe.
In pratica se un capo misto cachemire è molto economico probabilmente possiederà una percentuale piccolissima di cachemire e percentuali più abbondanti di materiali più economici, come lana di pecora e filati sintetici.
Non si tratta necessariamente di un male, soprattutto considerando che le diverse qualità dei vari filati permettono al capo di essere più leggero, di durare più a lungo e mantenere meglio la forma nel tempo.
Quello che però bisogna tener presente è che se per un capo con percentuali di cachemire molto basse viene chiesto un prezzo molto alto si tratta di una truffa.
Per dare un’idea più precisa dei costi, un chilo di filato di cachemire costa tra i 160 e i 170 euro. Si tratta dei soli costi vivi per la materia prima, ai quali vanno aggiunti tutti gli altri costi di realizzazione, trasporto e commercializzazione del prodotto. Un maglione di cachemire 100% può arrivare a costare più del doppio, circa 350 euro.