Secondo un nuovo studio, l’aumento della coagulazione del sangue e l’infiammazione per effetto dell’influenza accrescono un rischio fatale.
Con l’influenza non si scherza. Il Covid ci ha insegnato a non prendere sotto gamba tutte le malattie, anche passeggere, che colpiscono il nostro sistema immunitario e le vie respiratorie. Ma un nuovo studio allarga lo spettro dei rischi della “febbre” a un evento che rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo occidentale.
Numeri alla mano, l’influenza fa aumentare di sei volte il rischio di infarto nei primi sette giorni dalla contrazione dell’infezione. Un nuovo studio ha dimostrato che l’aumento della coagulazione del sangue, insieme all’infiammazione per effetto del virus influenzale, accresce la probabilità di coaguli e quindi di occlusioni delle arterie coronariche.
Lo studio in questione è stato condotto dal Julius Center for Life Sciences and Primary Care di Utrecht, in Olanda, e presentato al Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive di quest’anno a Copenaghen. L’influenza – hanno osservato i ricercatori – è un fattore di stress per l’organismo tale da poter aumentare l’infiammazione e la velocità del battito cardiaco, e dunque il rischio che si formino coaguli: tutti fattori che possono contribuire all’insorgenza di un infarto.
Gli scienziati olandesi hanno analizzato i dati relativi a 26.221 casi di influenza tra il 2008 e il 2019, provenienti da 16 laboratori dei Paesi Bassi (con una copertura pari a circa il 40% della popolazione), e i registri di morte e ospedalieri. In base al campione analizzato, 401 soggetti hanno avuto almeno un attacco cardiaco (infarto del miocardio) entro un anno dalla diagnosi di influenza. E dei 419 attacchi cardiaci complessivi, 25 si sono verificati nei primi 7 giorni dopo la diagnosi di influenza. Altri 217 soggetti hanno subìto infarti nell’anno precedente la diagnosi e 177 nell’anno successivo, ma dopo la prima settimana. Circa 1 su 3 (139 su 401) è morto entro un anno dall’influenza.
Alla luce di questi dati, l’équipe di ricerca ha calcolato che i pazienti avevano una probabilità 6,16 volte maggiore di subire un attacco cardiaco nella settimana post diagnosi di influenza rispetto all’anno precedente o successivo. I ricercatori hanno inoltre ipotizzato due scenari per spiegare le cause di questa correlazione. Primo: il virus influenzale può provocare un danno diretto al miocardio scatenando una serie di problematiche che culminano con l’infiammazione acuta. Secondo: in caso di preesistenti malattie cardiovascolari, il virus influenzale può indurre un peggioramento improvviso, con esiti anche fatali. Di qui l’importanza di strategie come la vaccinazione per prevenire le infezioni influenzali, specialmente negli anziani.
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