Luciano Ligabue ha raccontato un incredibile retroscena riguardante la sua vita per il quale ha provato una forte vergogna.
Certe volte ci si dimentica di come gli artisti, per quanto grandi possano essere, sono pur sempre degli esseri umani e provano le medesime emozioni che proviamo noi. Il fatto è che si tende a mitizzare i cantanti e i musicisti poiché con la loro arte hanno la capacità di farci emozionare, di risollevarci in un momento complicato, accompagnarci in quelli più duri e anche in quelli più lieti.
La musica è veicolo di emozione e strumento potente grazie al quale trovare le energie per andare avanti. Logico dunque che quando ci si trova di fronte a qualcuno che inconsapevolmente ha avuto una così grande influenza e importanza nella nostra vita ci si senta a disagio, inadatti a condividere lo stesso spazio e lo stesso luogo.
Per questo – sebbene razionalmente non dovrebbe – sorprende moltissimo la rivelazione fatta da Luciano Ligabue in occasione di un’intervista. Il cantante emiliano, ormai da decenni una vera e propria icona della musica italiana, non ha mai perso il contatto con la realtà, con i suoi esordi e con la gente, mantenendo un’umiltà che gli fa onore e che probabilmente spiega come abbia fatto a diventare così grande professionalmente e artisticamente.
La confessione di Luciano Ligabue: “Mi vergognai tantissimo”
L’estratto di cui stiamo parlando è diventato virale su TikTok ed è stato riproposto dallo stesso cantante sulla propria pagina ufficiale. Ligabue racconta di un episodio della sua infanzia, quando il padre lo portò in un locale per un concerto di Lucio Dalla. All’epoca il musicista era un grande fan del cantautore emiliano e dunque attendeva questa occasione da tanto tempo.
Ciò che non si sarebbe aspettato era di poterlo incontrare dal vivo: il padre lo portò nel suo ufficio e lo spinse a chiedere un autografo. Il piccolo Ligabue era timido e molto emozionato: “Tieni presente che al Foxtrot non ci sono i camerini e che Dalla stava attendendo di salire sul palco nell’ufficio di mio padre…Lui mi disse: ‘Vai dentro e chiedigli l’autografo'”.
Vinta la vergogna, il piccolo Luciano entrò nell’ufficio del padre per farsi fare un autografo: “Lui era rannicchiato su un divanetto e stava suonando il clarinetto, io vergognandomi come un cane gli consegnai un foglio di carta e una bic. Lui invece molto gentile mi disse ‘Con molto piacere’ e mi chiese come mi chiamavo”.
Da questo breve racconto ci si rende conto come chiunque possa provare questo sentimento di inadeguatezza di fronte a un idolo, ma la parte forse più importante del racconto riguarda le impressioni che ebbe quel giorno Ligabue: “Notai una cosa che non mi aspettavo. A 11-12 anni ti aspetti che un divo abbia un certo aspetto, specialmente in quel periodo, invece Lucio Dalla era calvo, pieno di peli, vestiva come un marinaio ed era alto come me”.
Insomma sulle prime Luciano era rimasto un pizzico deluso dall’aspetto del divo, però poco dopo si è immediatamente ricreduto: “Stacco, l’immagine dopo è di lui sul palchetto che si esibisce e in quel contesto Lucio Dalla diventa 6 metri d’altezza, è King Kong, è enorme…”.