L’intelligenza artificiale sta superando dei limiti che venivano considerati impensabili prima di oggi. Pensate che è riuscita addirittura a decifrare il testo di una tavoletta babilonese il cui contenuto è davvero eccezionale.
Tradurre una cosa del genere non lo avrebbe fatto nessun filologo, la tecnologia però stavolta è entrato in scena e ha aperto una rivoluzione che potrebbe diventare molto importante nel futuro per motivi di studio.
Sicuramente si tratta di un lavoro di anni con alla base un team preparato che ha però potuto agire solo ed esclusivamente grazie all’utilizzo di una tecnologia nuova e rivoluzionaria. Per questo si è riusciti a individuare un frammento importantissimo e storico con la possibilità di elaborarlo e trovare delle informazioni. E questo è solo uno dei primi processi che lancerà una scoperta dopo l’altra nei prossimi mesi e anni.
La Babilonia è un territorio che ha dato vita a molto di quello che vediamo oggi. Si tratta di una regione storica che si trova nel Vicino Oriente Antico e che ha dato vita a una delle popolazioni più incredibili e più avanti dell’antichità, i babilonesi. Proprio questi hanno inventato un modo di scrivere che ha tramandato molto della cultura del passato. Ora andiamo a capire qualcosa in più.
L’intelligenza artificiale che ha tradotto la tavola babilonese, cosa diceva?
Il progetto che ha portato l’intelligenza artificiale a tradurre una tavola babilonese è stato lungo e complesso. L’algoritmo Fragmentarium è stato frutto del lavoro di un team all’Universaità Ludwig Maximilian in Germania. Questo è stato impegnato nella catalogazione digitale di testi babilonesi dal 2018.
Inizialmente questo metodo era utile per riportarli sulla carta per cercare di capire a cosa appartenessero. Il tutto è stato fatto attraverso un processo molto lungo visto che i testi utilizzavano due tipi di scrittura e cioè l’accadico e il sumero.
Fragmentarium ha sfruttato un database digitale di 22mila tavolette e ha così semplificato il lavoro. Nel novembre del 2022 si è riusciti a individuare un frammento della tavoletta dell’Epopea di Gilgamesh, cioè la storia più antica dell’umanità, 2100 anni avanti Cristo.
C’è poi un’altra scoperta con il professor Enrique Jimenez che ha scoperto, con l’intelligenza artificiale, un inno proprio alla città di Babilonia di cui riportiamo il testo per intero:
“Il fiume Arahtu,
– creato da Nudimmud, il signore della Saggezza – bagna
le pianure, imbeve le canne,
sfocia le proprie acque nella laguna e nel mare.
È verde e rigoglioso su suoi campi,
i prati luccicano di grano fresco;
Grazie ad esso, il grano si accumula in mucchi e mucchi,
l’erba cresce alta per il pascolo della mandria,
con ricchezze e splendore adatte all’umanità,
[tutto] è coperto in gloriosa abbondanza.“