La tempesta di fulmini, generata da parte di un’eruzione, ha creato degli scenari apocalittici. Uno dei tanti record causati dal vulcano
Vedere e parlare di certe situazioni fa sempre un certo effetto, sia per la bellezza di ciò che andremo a descrivere, sia per le preoccupazioni che destano tali scenari. Chi avrà visto di persona ciò che è avvenuto se lo ricorderà per tutta la vita, anche per l’enorme portata storico-scientifica che questo evento porta con sé.
In effetti, a parlare del record di fulmini avvenuto tramite una potente eruzione è stata addirittura la rivista periodica Focus. Si tratta di un mensile che tratta la scienza, la sociologia e l’attualità e che viene pubblicato in diversi paesi del mondo. Entrando nello specifico, parliamo del secondo mensile che è stato lanciato da parte della joint venture Gruner+Jahr/Mondadori.
Questa volta, la rivista, ci ha voluto informare su un fatto avvenuto a Tonga, ossia il paese insulare situato in Polinesia. In questo territorio risiede il vulcano chiamato Hunga Tonga, il quale è riuscito in 11 ore ad infrangere la soglia di svariati record. Era il 15 gennaio del 2022 quando i fatti sono avvenuti. Ma solo ultimamente uno studio organizzato da parte di alcuni ricercatori statunitensi ha scovato un’altra determinante informazione.
Mai vista una tempesta di fulmini così
L’eruzione ha causato un’esplosione di detriti, i quali si sono andati a riversare nella stratosfera. Queste dinamiche hanno portato ad una tempesta ricca di fulmini, una di quelle che è stata definita la più intensa mai registrata precedentemente. Inoltre, hanno anche creato dei lampi a delle quote che mai erano state osservate prima di questo evento. Infatti, questi sono da attestarsi dai 20 ai 30 km al di sopra del livello del mare.
Immagini apocalittiche, le quali hanno portato ad un record nel numero di fulmini caduti a terra, bensì 192 mila in 11 ore. Secondo quanto riportato da Focus, la vulcanologa Alexa R.Van Eaton ha affermato: “Mai visto prima qualcosa del genere”. Lei fa parte del gruppo di scienziati dello United States Geological Survey che hanno utilizzato dei nuovi strumenti per poter rilevare il fenomeno in maniera più ampia.
Tramite questi nuovi dati tecnici, si può scoprire quanto possano essere pericolose le presenze di cenere nella parte dei cieli in cui ci sono delle rotte aeree. In conclusione, Van Eaton ha affermato: “Sono immagini prese dai satelliti che si trovano in orbita e che vengono monitorate grazie ad una combinazione di letture radio combinate e ottiche, rapportate alle misure di radiazione elettromagnetiche”.