Le parole del volto noto dei motori su Michael Schumacher spiazzano tutti i fan del grandissimo campione tedesco.
Fin da quel giorno maledetto a Meribel, in Francia, i tifosi di Michael Schumacher e della Ferrari cercano invano di avere notizie sullo stato di salute del campionissimo tedesco. Sono passati oltre nove anni dal 29 dicembre 2013, data in cui la vita di Schumacher è cambiata per sempre in seguito ad un terribile incidente su una pista da sci. L’ex campione del mondo di Formula 1 ha battuto violentemente la testa contro una roccia ed è stato subito ricoverato d’urgenza, per poi essere sottoposto ad una delicata operazione chirurgica.
Da quel momento in poi non si sono più avute notizie concrete sulle condizioni di Michael Schumacher, che ha dovuto affrontare una lunga riabilitazione, prima in ospedale e poi a casa. Al momento sulla sua salute sono trapelate solo poche indiscrezioni. Jean Todt, ex team manager della Ferrari, ha fatto sapere che “Schumacher sta lottando, e quello che possiamo fare è stargli il più vicino possibile“.
Il neurologo Erich Rieder è stato più preciso: “Michael Schumacher è sveglio, respira, il suo cuore batte e probabilmente è in grado di sedersi e di fare piccoli passi con un aiuto esterno… ma nulla di più. Penso che sia in uno stato vegetativo, il che significa che è sveglio ma non risponde propriamente agli stimoli esterni“. Infine Elisabetta Gregoraci, ex di Flavio Briatore, si è lasciata sfuggire che l’ex campionissimo della Ferrari “comunica solamente con gli occhi attraverso un macchinario speciale“.
Michael Schumacher, la situazione: “Ancora oggi…”
La famiglia di Schumacher mantiene ovviamente il più stretto riserbo sulle condizioni di salute del pilota tedesco, che in questi giorni è stato ricordato anche da Mattia Binotto. L’ex team principal della Ferrari, sostituito nei mesi scorsi da Frederic Vasseur, ha sottolineato le enormi capacità di Schumacher nel mettere a punto la vettura, migliorandola e sviluppandola. “Michael ci diceva che alle 8 bisognava fare tutte le mattine il meeting, per parlare del programma e decidere cosa fare, per poi avere alle 9 la massima efficienza – le parole di Binotto riportate anche dal quotidiano Libero – Io me lo porto dietro ancora oggi nel mio percorso professionale“.
“Al tempo facevamo gare e test di continuo, quindi erano 210 giorni all’anno in pista, era più il tempo che passavo con Michael che con la famiglia: ho sempre detto che in Ferrari non ci si lavora, ma ci si vive“, ha poi aggiunto l’ex team principal della Rossa di Maranello, che si è poi soffermato sulla SF-23 che tenterà quest’anno l’assalto al titolo mondiale.
“Dall’esterno non si ha una percezione esatta della complessa organizzazione strutturale che c’è alle spalle della monoposto. In Ferrari lavorano 1.500 persone, 100 viaggiano, ma le altre 1.400 pensano a quella macchina – conclude Binotto – mettendo continuamente energie per sviluppare e migliorare un prodotto che deve essere sano, robusto e affidabile“.