Cosa accade se fallisce la nostra banca? I risparmiatori sono preoccupati ma c’è qualcosa che devi sapere prima di cadere nel panico.
È una delle paura più diffuse tra i risparmiatori: il fallimento della nostra banca. Di recente i crack di Silicon Valley Bank, Signature Bank, First Republic Bank e Credit Suisse hanno fatto riemergere questo timore anche gli episodi si sono verificati oltreoceano.
Questo perché, ovviamente, dietro alle banche ci sono i nostri soldi e molte volte anche i mutui che abbiamo contratto per acquistare una casa o altri beni. Dunque, la domanda che segue è fondamentale: cosa succede se a fallire è una banca? Dove vanno a finire i nostri mutui e i nostri risparmi? La questione è delicata. Intanto possiamo affermare che in Italia c’è un sistema che protegge i conti correnti. Si chiama Fitd, fondo interbancario di tutela dei depositanti, che tutela i depositi bancari fino a 100 mila euro per depositante in caso di liquidazione coatta amministrativa di una banca aderente. E’ una soluzione pensata dal legislatore proprio per non far ricadere sui risparmiatori l’eventuale fallimento di una banca o di un istituto finanziario. In sostanza, qualora si verificasse, entra in gioco il Fitd che prevede che i clienti ricevano entro 20 giorni un rimborso fino a un massimo di 100mila euro ciascuno.
La tua banca fallisce? Ecco cosa c’è da sapere
Prima di cadere nel panico, c’è da sapere che ogni banca o istituto di credito sono obbligati ad aderire al sistema di garanzia che abbiamo appena spiegato. Senza l’adesione essi non possono esercitare la professione bancaria. Anche se, bisogna specificare, non esiste solo il Fitd. Esiste anche un altro “paracadute” che mette in cassaforte il nostro denaro.
Oltre al Fitd, dunque, le banche possono aderire al Fondo di garanzia dei depositanti del Credito Cooperativo. Ad oggi aderiscono al Fitd tutte le banche italiane, a eccezione di quelle di credito cooperativo. Ad ogni modo, le garanzie del Fitd si applicano a depositi in conto corrente, conti di deposito (anche vincolati), certificati di deposito, libretti di risparmio e assegni circolari. La norma italiana sul tema prevede che il rimborso venga liquidato entro sette giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della banca. Tempi ristretti, quindi, che permettono di dormire sereni e non preoccuparsi più di tanto qualora i telegiornali iniziano a raccontare di possibili crack degli istituti finanziari.
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