Una vera e propria fobia che sta interessando milioni di persone in tutto il mondo e che può compromettere davvero la quotidianità
La paura di restare scollegati dal mondo e di ritrovarsi all’improvviso soli. In realtà si sarebbe già soli, ma l’attaccamento a qualcosa spinge l’essere umano ad alzare un muro che può compromettere la propria quotidianità.
Una condizione che qualche anno fa sarebbe stata considerata assurda, ma che – con il cambiamento dei mezzi di comunicazione – è oggi pane quotidiano.
Si chiama nomofobia ed è la paura che collega l’uomo all’età della condivisione social, del video al secondo, dello scrollare la bacheca del proprio profilo.
La malattia legata allo smartphone è seria davvero
Nomofobia – in italiano – o nomophia in inglese – è proprio la paura di restare senza connessione, senza lo smartphone funzionante e a portata di mano. Ma da cosa prende il nome questa fobia? Proprio da <NO MO-bile PHO-ne> con l’aggiunta della parola fobia.
La vera e propria fobia, quindi, di non avere lo smartphone con sé. Si tratterebbe non di semplice ansia, ma di una dipendenza patologia dal telefono cellulare. Senza, ci si sente non solo persi, bensì assolutamente nervosi, in preda ad una crisi di nervi. L’impulso di controllare il telefono, le notifiche messaggi e social è talmente alto da non riuscire in alcun modo a non sbloccare il telefono ogni pochi secondi per controllare in maniera continua.
L’angoscia che provano i soggetti affetti da questa paura incontrollabile è davvero enorme. Ci sarebbero alcuni segnali a cui fare attenzione. Se si porta sempre il telefono carico con tanto di caricabatterie e una o più power-bank.
Se si ha sempre la paura di dimenticare lo smartphone da qualche parte e lo sia ha sempre in mano o in tasca, in bella vista. Se, ancora, si riposa con lo smartphone vicino al letto (comodino) terra, addirittura sul letto (cosa che fa malissimo). Se capita, poi, di non riuscire a farlo caricare a causa di un eccessivo utilizzo.
Ebbene, tutti questi segnali sono assolutamente deleteri. Vuol dire che si ha un vero e proprio problema con questo dispositivo tecnologico, del quale non si riesce a fare a meno nemmeno nei momenti più difficili o complicati o semplicemente in cui è necessaria massima concentrazione (studio, lavoro, eccetera).
Si finisce per no godersi più gli attimi di vita reali, tutto è fatto e scelto per poter essere fotografato, filmato e condiviso. Oppure tutto è volto a vedere l’ultima storia, video, foto di quelle determinate persone famose o non. Ovviamente questa condizione, per essere superata, ha bisogno dell’intervento di un esperto. Solo con una terapia cognitiva e il supporto di uno psicologo, nei casi estremi, è possibile venirne fuori.