Una notizia riguarda la vita lavorativa per i dipendenti pubblici. Forse potrebbe essere più lunga.
La possibilità che i dipendenti pubblici andranno in pensione più tardi non è del tutto errata. Per quanto riguarda l’emendamento al Decreto Milleproroghe i pubblici dipendenti che hanno già compiuto l’età dei 67 anni, potranno, “su base volontaria”, rimanere in servizio fino all’età dei 70 anni.
Questa possibilità riguarda coloro che non hanno ancora raggiunto i 36 anni di contributi. Viene specificato che riguarda coloro che lavorano nell’ l’amministrazione pubblica presso la quale il dipendente presta appunto il suo servizio, ed è proprio questa amministrazione pubblica che deve accogliere la richiesta. Va precisato che la possibilità di rimanere in servizio più a lungo viene concessa solo ad alcune categorie nello specifico come ad esempio quella dei dirigenti sanitari.
Nel dettaglio ecco cosa devi sapere
Se vogliamo entrare nel dettaglio e comprender meglio, va precisato che sul tavolo vi è la riforma delle pensioni, una riforma che sta interessando molte categorie lavorative che vogliono avere le idee chiare su quello che accade dopo che l’attività lavorativa sia finita. A questo punto va precisato che Il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha incontrato i rappresentanti della parti sociali per fare in modo che ci fosse una discussione più approfondita. Da Cgil, Cisl e Uil ci sono state le richieste in uscita a partire dall’età dei 62 anni senza che vi siano delle penalizzazioni. Altro aspetto è l’attenzione mirata verso i giovani per fare in modo di garantire loro una pensione, che diventa sempre più difficile per le categorie giovani, ma anche l’uscita con 41 anni di contributi senza che vi siano dei limiti di età alcuna.
Pensioni: governo apre cantiere, impegno su ritocco Opzione donna: (Adnkronos) – Il governo apre il cantiere sulla riforma delle pensioni con sindacati e imprese e come promesso, ancora ieri, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, disegna un… https://t.co/aRV2uguQ8z pic.twitter.com/hApb3tAmzg
— Fisco24 (@fisco24_info) January 19, 2023
Quello che viene descritto è proprio un aspetto molto importante, ossia la riduzione del limite di 2,8 volte la pensione minima per fare in modo che vi sia l’uscita anticipata rispetto all’età di vecchiaia. Altro argomento importante che viene messo sul tavolo e su cui si cerca di discutere, riguarda la separazione tra due aspetti importanti ossia la previdenza e l’assistenza. Purtroppo la categoria dei giovani viene molto penalizzata, infatti per questi la pensione è sempre più un miraggio, un qualcosa che forse non arriverà mai come accade per i loro genitori invece che a questo punto risultano essere delle categorie davvero privilegiate, dato che hanno una maggiore tutela per la loro vecchiaia.
Va specificato che vi potrebbe essere pensione anticipata a settant’anni e a riposo per vecchiaia a 70 anni e sei mesi, ma con 46 anni e 4 mesi di contributi nel primo caso e oltre 20 anni di contributi nel secondo caso. Ecco quello che accade a chi oggi ha 25 anni e ha iniziato a lavorare da un anno. Quindi quello che va precisato è che se gli anni di contributi sono meno di 20 anni ma più di 5 a questo punto l’attesa per la pensione di vecchiaia si prolungherà fino ad una età di 74 anni e 10 mesi. Per i trentenni la situazione risulta essere lievemente migliore. Quindi la pensione di vecchiaia per un lavoratore nato nell’anno 1990 a 70 anni con circa 20 anni di contributi e invece a riposo con la pensione anticipata con 45 anni di contributi versati a prescindere dall’età che si ha.