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Pigrizia, la scienza ci spiega perché qualcuno ne soffre più di altri: il segreto è tutto nel cervello

Published by
Fabio Scapellato

Cos’è la pigrizia? E per quale ragione ci sono persone che ne soffrono più di altri? La scienza lo ha scoperto ed il motivo non lo immaginereste mai.

Quante volte avete sentito gli altri accusarvi di pigrizia? Sì perché se è vero che ci sono persone che sono più attive di altre, è anche vero che non lo sono in tutti gli ambiti della vita. C’è ad esempio chi trova più energie e motivazioni nel lavoro e nello studio, chi le trova nello sport e nell’attività fisica, chi invece nel concedersi attività distensive come passeggiate in montagna, viaggi e gite di qualsiasi tipo.

La pigrizia è assolutamente normale – ilgranata.it

La pigrizia è dunque selettiva? In un certo senso sì, poiché a livello scientifico non esiste una persona che possa definirsi pigra nel senso comune del termine. Questa tendenza a prendersi più tempo è considerata generalmente come riluttanza a svolgere un’attività o uno sforzo anche quando si anno le capacità e le facoltà per farlo. Si tratta dunque di una mancanza di volontà? E per quale ragione allora ci sono soggetti che ne hanno di più e soggetti che ne hanno di meno?

Secondo i biologi non si tratta di un errore o di una disfunzionalità di determinati soggetti rispetto ad altri, anche perché nel regno animale tutti passano la maggior parte del tempo a riposare. Inoltre l’essere umano si è evoluto in modo tale da poter fare il minimo sforzo possibile per ottenere una ricompensa immediata. Basti pensare al livello di organizzazione raggiunto dalle nostre società, in cui tutto è orchestrato in modo tale da consentirci di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno con il minimo sforzo.

Cos’è in realtà la pigrizia e perché alcuni di noi sono meno attivi di altri

Di fatto dunque il ritardare un’attività per mancanza di gratificazione immediata è assolutamente normale. Il nostro cervello possiede dei meccanismi di gratificazione istantanea ancestrali che servono alla soddisfazione dei beni primari e che superano di gran lunga i meccanismi di gratificazione a lungo termine che possono conferire i risultati lavorativi o accademici. Per natura, dunque, tutti siamo portati a ritardare quel compito che ci comporta una gratificazione più in là nel tempo.

La ricerca della gratificazione immediata ci può fare apparire pigri – ilgranata.it

Questo funzionamento è quello alla base del ritardo nello studio o nello svolgimento di un compito (il classico comportamento che ci porta a lavorare solo in vista della scadenza), lo stesso che ci spinge ad andare in palestra per metterci in forma solo in prossimità dell’estate. Sappiamo tutti che con un lavoro organizzato e costante avremo risultati più facilmente e con meno sforzo, ma questo non è sufficiente a spingerci. Il motivo non è la pigrizia, bensì la falsa idea di avere sempre sufficiente tempo a disposizione.

Tale falsa idea è legata al rilascio di dopamina in determinate aree del cervello. Chi è portato per una maggiore attività possiede un livello maggiore di dopamina in due aree del cervello: striato sinistro e corteccia prefrontale ventromediale. La maggiore presenza di dopamina in queste aree permette ai soggetti di ricevere una gratificazione immediata a compito svolto, ma comporta anche una minore percezione del rischio. Chi possiede più dopamina in queste aree, infatti, ne possiede meno nell’insula interiore.

In conclusione dunque, queste persone non valutano i possibili rischi (dunque la mancanza del raggiungimento di un risultato improbabile) e lavorano allo scopo di ottenere una ricompensa maggiore attraverso un lavoro costante. Ci sono poi soggetti che non ritengono necessario correre rischi e sprecare energie extra per un risultato improbabile e questo le fa percepire come pigre.

Fattori psicologici che influenzano la “pigrizia”

In alcuni casi quella che viene percepita come pigrizia può essere generata da una sbagliata valutazione del tempo a disposizione. Uno studio della Cornell University ha dimostrato che la maggior parte delle persone, posta dinnanzi ad un compito semplice ma noioso e un compito stimolante ma complesso, sceglieranno di svolgere quello noioso. Questo proprio perché ritengono di avere sempre tempo per concentrarsi su ciò che è più stimolante.

Autostima, perfezionismo e sottovalutazione dei compiti possono farci apparire pigri – ilgranata.it

A questo fattore va aggiunta la perdita del senso di autoefficacia: la convinzione che se mettessimo mente e corpo per il raggiungimento di uno scopo ci riusciremmo. La mancanza di autostima porta dunque a ritardare i compiti che dovremmo e potremmo svolgere perché ci convinciamo di non essere capaci di portarli a termine. Il problema è che questo meccanismo ci porta all’interno di un circolo vizioso, poiché più tempo evitiamo di svolgere il compito, più ci convinciamo di essere incapaci di raggiungere l’obiettivo.

Senza autostima è impossibile creare autodisciplina e dunque abituarci a compiti che richiedono molto sforzo prima di ottenere la gratificazione di cui tutti abbiamo bisogno. Infine c’è il timore del fallimento. Ci sono persone perfettamente capaci, talmente brave da voler raggiungere la perfezione e da rendersi conto che questa non esiste. La consapevolezza di non poter raggiungere la perfezione fa nascere la paura del fallimento e dunque il desiderio di procrastinare il momento in cui affrontare il giudizio o l’esame.

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