Non tutti sono espansivi di natura, anzi, molti sembrano provare una certa riluttanza verso il contatto fisico. Si tratta di una vera e propria fobia, poco nota.
C’è chi adora salutare amici e parenti con un abbraccio e chi, invece, già per una stretta di mano deve impegnarsi. Per quanto sia vero che il contatto fisico è un aspetto importante nelle relazioni strette, alcune persone non riescono ad abituarsi e anzi si mostrano sempre ritrose di fronte a un contatto. In psicologia, in questi casi, si riconosce l’esistenza di una vera e propria fobia delle interazioni fisiche, chiamata afefobia. Letteralmente significa “paura di toccare”.
Per poter confermare la presenza di questo disturbo, occorre attendere l’età adulta. Finché sono i bambini a rifiutare abbracci e coccole, non è per forza il caso di preoccuparsi poiché il disagio che provano può essere dovuto a tanti fattori. Da adulti, però, chi soffre di afefobia quasi sempre ha difficoltà a vivere una relazione di coppia, dove le effusioni sono un elemento portante del rapporto. Avere paura del contatto fisico non significa non provare attrazione, ma a livello intimo emerge una grossa difficoltà a sopportare la vicinanza dei corpi.
L’afefobia spesso si manifesta uno stato di ansia profonda quando c’è un contatto anche leggero, con l’accelerazione del battito e un senso di nausea. A volte questo degenera in attacchi di panico o si esprime a livello psicosomatico con la comparsa di un forte prurito e chiazze rosse sulla pelle.
Da cosa nasce l’afefobia e come superarla
Molti casi, sono riconducibili a dei traumi passati come episodi di violenza infantile o come conseguenza di abusi subiti in una relazione. In questi casi, aiuta svolgere un percorso insieme a uno psicoterapeuta per capire in quale momento è comparsa l’afefobia e le cause che l’anno sviluppata. Di solito, un approccio funzionale è quello della terapia cognitivo comportamentale, dove ci si espone allo stimolo fobico per gradi.
Per aiutare la persona ad abituarsi al contatto fisico. spesso si ricorre anche alla pet therapy, o meglio alla Terapia Assistita con gli Animali (TAA). Iniziarla richiede una prescrizione medica accompagnata da una relazione del terapeuta, poiché è un intervento che si accompagna ad altri trattamenti. Tra i benefici riconosciuti al contatto con gli animali c’è infatti quello della riduzione dell’ansia sociale e di stimolazione dell’attaccamento. Difficile dire con che animale iniziare, ma i più comuni sono cani e gatti.