Il subbuteo è stato per molti il gioco dell’infanzia, lo ricordate? Ecco dov’è nato, chi lo ha ideato e come gli è venuta questa idea.
Per chiunque sia nato a partire dagli anni ’80, il gioco preferito dell’infanzia sarà probabimente un videogioco. I nativi del penultimo decennio del Novecento sicuramente avranno un ricordo legato ad un gioco della prima Nintendo, chi è nato nei ’90 o nel 2000 uno che girava sulle prime console Sony ed oggi probabilmente i ragazzini sono tutti impegnati a giocare a Fortnite e Minecraft.
In questa categoria di giochi infantili c’è una sottocategoria che sicuramente in Italia è molto ampia, ovvero quella di chi cresce sognando di diventare un calciatore e replica le gesta in campo dei campioni su un videogame di calcio. Negli ultimi 30 anni circa, i ragazzini appassionati di calcio hanno coltivato questa passione videogiocando a FIFA o a Pes, ad oggi gli unici simulatori calcistici sul mercato e di certo gli unici in grado di segnare la storia di questo medium.
Per chi oggi ha dai 30 anni in giù dunque, i giochi di calcio sono solamente questi. Alla rivoluzione digitale è sopravvissuto il calcio balilla, presente ancora nelle sale giochi, nei bar, negli alberghi e nei lidi, questo gioco collettivo continua ad appassionare i giovani alla ricerca di un modo per legare con i coetanei e contemporanea alimentare la loro voglia di sfida.
Volento il calcio balilla può essere considerato un antenato dei giochi di calcio moderni, anche se per dimensioni e funzionamento è più simile ad un cabinato di una sala giochi che non ad un gioco per console casalinga. Se proprio dovessimo trovare un antenato dei videogiochi di calcio, questo sarebbe il Subbuteo, primo gioco da tavolo sul calcio e sicuramente il più famoso di tutti.
Questo gioco era talmente popolare da essere messo al fianco di giochi iconici come Monopoly, Risiko e l’Allegro Chirurgo. In pratica i giocatori avevano a disposizione dei pupini con maglie di colore diverso e una palla. Con gli indici spingevano i pupini e cercavano di segnare nella porta avversaria. Di fatto era la prima simulazione di calcio casalinga, una versione analogica dei moderni videogame sul calcio.
Certo c’era bisogno di una maggiore immaginazione e c’era un coinvolgimento di tipo differente, ma il divertimento per gli appassionati di calcio era assicurato. Esattamente come lo sport da cui prendeva ispirazione il Subbuteo è nato in Inghilterra, poco tempo dopo la fine della Seconda guerra mondiale. I
n un Paese ancora in ricostruzione dopo l’assedio nazista, Peter Adolph pensò a come portare il calcio nelle case dei bambini e progettò questo gioco da tavolo per l’epoca all’avanguardia. Avuta l’idea, nel 1946 depositò il progetto all’ufficio brevetti e nel 1947 il gioco debuttò nel mercato.
Inizialmente non c’era il campo da gioco – si giocava su un panno verde – e invece dei pupini che sono diventati popolari in tutto il mondo c’erano dei bottoni colorati. Nel 1968 la popolarità del gioco era tale che il creatore non riusciva più a soddisfare le richieste, così decise di vendere il brevetto alla Waddington Ltd, la quale diede al gioco l’aspetto che tutti conosciamo.
Proprio grazie alla cessione, il Subbuteo conobbe la sua massima popolarità e diffusione tra gli anni ’70 e ’80. L’arrivo delle console casalinghe e poi la nascita delle simulazioni calcistiche in tre dimensioni hanno di fatto ucciso il mercato di questo gioco da tavolo. Chi ha avuto la fortuna di giocarlo con gli amici e di crescere con esso, però, non lo dimenticherà mai.
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