L’abitudine a rimandare sempre all’ultimo le cose da fare può avere effetti deleteri sulla nostra salute fisica e mentale: parola di scienziato.
“Non rimandare a domani quel che potresti fare oggi”, recita un antico adagio tramandatoci dai nostri nonni. Oppure, variazione sul tema, “chi ha tempo non prenda tempo”. Evidentemente l’uomo ha da sempre il vizio di cullarsi nell’illusione di poter rimandare fino all’ultimo gli impegni più o meno gravosi da affrontare. Ora sappiamo che si tratta di un’abitudine deleteria anche per la salute.
La tendenza a procrastinare risvegli, pulizie, commissioni, appuntamenti, pagamenti e chi più ne ha più ne metta è associata a più alti livelli di ansia, insonnia, depressione che si manifestano anche a distanza di mesi, secondo quanto emerge da una nuova ricerca scientifica. La buona notizia è questa abitudine si può cambiare!
Procrastinare humanum est, parafrasando l’imperitura massima, ma perseverare a oltranza è pericolosissimo. Secondo uno studio fresco di pubblicazione su JAMA Network Open, l’abitudine a rimandare è associata a un rischio più elevato di problemi di salute mentale e fisica.
Un’équipe di scienziati del Karolinska Institutet di Stoccolma ha messo sotto osservazione 3.525 studenti di otto Università svedesi, monitorando per un anno la loro tendenza a procrastinare e le loro condizioni di salute per mezzo di questionari inviati ogni tre mesi. Il risultato è lampante: coloro che erano più inclini a procrastinare hanno manifestato, nove mesi più tardi, sintomi più evidenti di depressione, ansia e stress. I procrastinatori “seriali” risultano inoltre – a parità di condizioni di partenza – più soggetti a problemi come dolori invalidanti alle spalle o alle braccia, sonno di scarsa qualità, solitudine, difficoltà finanziarie.
Fatta la diagnosi, veniamo ora alla cura. Il viziaccio di rimandare sempre tutto può essere sradicato, oltre che con un po’ di sano impegno personale, attraverso la terapia cognitivo-comportamentale (un particolare tipo di psicoterapia): studi scientifici suggeriscono che è un valido rimedio per ridurne l’occorrenza. Si tratta in sostanza di suddividere gli impegni in obiettivi di minore portata e più facilmente raggiungibili, al fine di gestire meglio le occasioni di distrazione e rimanere concentrati in questa o quella attività nonostante eventuali emozioni negative. Una strategia a piccoli passi, dunque, che portano dritti al risultato prima ancora che ce ne accorgiamo.
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