Un nuovo studio condotto ha svelato che le vene varicose potrebbero aumentare il rischio di infarto e ictus. Cosa sappiamo di nuovo?
Non tutti i dolori che abbiamo nel corpo possono essere pericolosi. Si manifestano quando meno ce lo aspettiamo e poi vanno via dopo poco tempo. Nulla di preoccupante in alcuni casi, ma è sempre meglio andare dal medico di base se questi dolori persistono.
Nelle situazioni peggiori può darsi che si tratti di una malattia molto grave, e che magari non viene rilevata tanto facilmente. Una di queste è la malattia venosa cronica.
Uno studio dell’Università di Mainz, in Germania, ha coinvolto più di 12.000 mila persone per studiare la malattia venosa cronica. Volevano vedere quali fossero le reali conseguenze delle vene varicose. Si tratta di capillari dilatati e di altri effetti che si verificano in presenza di eventi sconosciuti. La malattia venosa cronica interessa le vene delle gambe, ed implica un alterato ritorno del sangue dai piedi al cuore.
Il tragitto viene percorso contro la forza di gravità, ed è per questo che l’organismo utilizza una specie di “sistema idraulico” per combatterla. Questo meccanismo viene meno con il passare degli anni o con altri fattori, come l’obesità ad esempio. Da qui inizia la comparsa di capillari più evidenti e poi di vene varicose, fino ad arrivare alla manifestazione della malattia venosa cronica. Ma come si sviluppa?
Il primo grado della malattia venosa cronica è definita dai medici come C1, e si manifesta con dei semplici capillari evidenti. Poi subentra la C2, in cui avviene la comparsa delle varici. Ed infine si arriva alla C3, dove la situazione degenera perché si forma un edema, cioè un gonfiore dovuto alla fuoriuscita di liquido dalle vene. Le caviglie si gonfiano e le gambe diventano sempre più inutilizzabili con il passare del tempo.
Lo studio condotto, però, ha portato alla luce alcune informazioni interessanti. Innanzitutto, la malattia venosa cronica non riguarda soltanto le donne, ma anche gli uomini. Si pensava che la percentuale più alta appartenesse solo al mondo femminile, ma in realtà è sbagliato.
Inoltre, i medici dovrebbero adottare una “visione olistica”, cioè la capacità di valutare il paziente nella sua interezza e non soltanto sulla patologia in particolare. Questo aiuterebbe a risalire all’origine della malattia e a collegarla ad altre patologie.
La malattia venosa cronica, nei casi peggiori, può arrivare a provocare problemi cardiovascolari e a causare ictus se non trattata.
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